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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, III, 115
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originale
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[115] C. Acilius autem, qui Graece scripsit historiam, plures ait fuisse, qui in castra revertissent eadem fraude, ut iure iurando liberarentur eosque a censoribus omnibus ignominiis notatos. Sit iam huius loci finis. Perspicuum est enim ea, quae timido animo, humili, demisso fractoque fiant, quale fuisset Reguli factum, si aut de captivis quod ipsi opus esse videretur, non quod rei publicae, censuisset aut domi remanere voluisset, non esse utilia, quia sint flagitiosa, foeda, turpia.
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traduzione
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115. [Gaio Acilio, invece, che scrisse una storia di Roma in greco, dice che furono molti a ritornare negli accampamenti con lo stesso inganno, per esser liberati dal giuramento, e furono bollati dai censori con ogni nota d'infamia.] Mettiamo fine, oramai, a questo argomento. E' chiaro, infatti, che tutto ci? che viene fatto con animo pavido, umile, depresso ed avvilito (come sarebbe stata l'azione di Regolo, se avesse proposto, riguardo ai prigionieri, quello che gli sembrava opportuno per s?, non per lo Stato, o avesse voluto restare in patria) non ? utile, perch? ? dannoso, disonorevole, ripugnante.
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